Wash. (my soul) - Something about my Balkan journey.

Una giovane madre, forse la mia età, sola con suo figlio in braccio è salita su questo pulman malandato che da Podgorica ci porta silenziosamente, quasi cullandoci, verso Sarajevo. Le cedo il mio posto, suo figlio le si addormenta quasi immediatamente tra le braccia. Sono complici, sono soli. Lei è minuta, esile, sembra potersi spezzare da un momento all’altro. I suoi occhi sorridono malinconici, ogni volta che mi giro per guardarli fugacemente mi scende una lacrima. Lei sembra essersi caricata del peso del mondo, sembra quasi che sia il suo piccolo bambino a proteggerla.

Viaggiamo lenti tra le montagne aspre che dividono il Montenegro dalla Bosnia. Guardo fuori dalla finestra uno spettacolo meraviglioso, orchestrato da un disco di Bon Iver. La mia anima si innalza come mai ha fatto prima. Si innalza oltre queste montagne aspre, oltre questa terra, dove giace pacioso il sublime, che solo ora apre i miei occhi stropicciati dal sonno mostrandomi la vita, l’amore, il tempo e la storia degli uomini. Tutti dormono e io piango copiosamente ormai, liberandomi dal peso di così tanta bellezza.

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A young mother, perhaps my age, alone with her son in her arms are climbed onto this shabby bus that from Podgorica leads us silently, almost cradling us, to Sarajevo. I give her my seat, her son falls asleep almost immediately in her arms.

They are accomplices, they are alone. She is petite, thin, seems to be able to break from one moment to another. Her eyes smile melancholy. We travel slowly through the rugged mountains that divide Montenegro from Bosnia.

I look out of the window at a wonderful show, orchestrated by a Bon Iver album.

My soul is rising like never before. It rises above these rugged mountains, beyond this land, where the sublime lies, only now it opens my eyes crumpled by sleep showing me the life, the love, the time and history of men. Everyone is asleep and I am crying profusely now, freeing myself from the weight of so much beauty.

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